12-01-2021 L’Arte è anche una questione di animali. La riflessione dell’Eco di Bergamo
L’Eco di Bergamo fa una riflessione sul ruolo degli animali nell’arte in un articolo pubblicato on line a firma di Barbara Mazzoleni di cui vi riportiamo uno stralcio:
“Ben lungi dall’accontentarsi di una comparsata come migliori amici dell’uomo, gli animali nell’arte in realtà sono comprimari, talvolta protagonisti assoluti, sempre chiave di volta – reale o simbolica – della narrazione (il bue e l’asinello nella Natività già ci indicano la strada).
Che cosa raccontano gli animali nell’arte? Ci sono i primi attori, gli animali in posa come i cani spesso protagonisti all’interno di scene di genere, potremmo dire le “nature vive”. Oppure sono presenze di forte valenza allegorica, come nella pittura a soggetto sacro e mitologico. I compagni fedeli dei santi, come Girolamo con il leone, Giorgio con il drago, Giovanni Battista con l’agnello. Oppure i soggetti ispirati dalla letteratura classica, quali Prometeo e l’aquila, Leda e il cigno, Diana cacciatrice e il Ratto di Europa. E ancora l’affascinante incantesimo con cui la maga Circe trasformava i suoi nemici in animali, e quello di Orfeo che, suonando la lira, incantava le fiere e la natura.
Quel che è certo è che non sono mai scelte casuali e che all’interno del suo racconto per l’artista l’animale è importante al pari, se non di più, dell’uomo co-protagonista. Talvolta addirittura si assiste a un’inversione di ruolo, come nel dipinto del Cavalier Tempesta che facendo campeggiare gli animali in primo piano, più che “S. Giovanni Battista e l’agnello” potrebbe intitolarsi “L’agnello e S. Giovanni Battista”. E ci sono pittori che per tutta la vita hanno ritratto esclusivamente animali, come il nobile bresciano Giorgio Duranti, una sorta dibirdwatcher della fauna locale, o il pittore Rosa da Tivoli, il più grande pittore di capre, caproni e torelli della storia dell’arte italiana. Lo stesso Sgarbi lo ha voluto nella sua collezione, sfoggiandolo come fosse un emblema del suo tormentone “capra! capra! capra!”.
E poi c’è l’affascinante capitolo della fantasia, primo su tutti quello dedicato all’unicorno, l’animale fantastico per antonomasia: la “Dama col liocorno” di Raffaello docet. Non dimentichiamo che all’epoca dell’Urbinate in ogni “Camera delle meraviglie” che si rispetti non può mancare un dente di narvalo che, con la sua caratteristica spiraliforme, veniva spacciato per il corno dell’unicorno.”