Stampa
Visite: 1298
06-11-2020 L’N2O (protossito di azoto) è una minaccia sempre più grande per il clima. Lo studio del Cnr

Una ricerca internazionale dimostra che negli ultimi decenni le emissioni del protossido di azoto, potente gas serra causato principalmente dall'uso di fertilizzanti in agricoltura, stanno crescendo a ritmi sostenuti con il rischio di compromettere gli obiettivi climatici dell'accordo di Parigi. Lo studio, pubblicato su Nature, ha visto la partecipazione dell'Istituto di scienze marine del Cnr Il crescente utilizzo di fertilizzanti azotati in agricoltura ha provocato, negli ultimi decenni, un'impennata della concentrazione atmosferica di protossido di azoto (N2O), il terzo gas serra di lunga durata più importante dopo l'anidride carbonica (CO2) e il metano (CH4), che contribuisce alla riduzione dell'ozono stratosferico. Se il trend dovesse proseguire a ritmi così sostenuti, l'aumento della temperatura media globale potrebbe sforare ben oltre la soglia dei 2°C stabilita dagli accordi di Parigi 2015. È quanto dimostra uno studio pubblicato su Nature, coordinato dalla Auburn University (Alabama, Usa), sotto l'egida del Global Carbon Project e della International Nitrogen Initiative, che ha coinvolto scienziati di 14 Paesi e 48 Istituti di ricerca, tra cui l'Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche. 

"Il protossido di azoto è un importante gas serra e la sua presenza in atmosfera, dove può resistere oltre 100 anni senza degradare, contribuisce per il 7% al riscaldamento globale causato dall'uomo", spiega Angela Landolfi, ricercatrice Cnr-Ismar e co-autrice della ricerca, il cui obiettivo era quello di quantificare in modo completo ed esaustivo tutte le fonti naturali ed artificiali di N2O su scala planetaria. "Il nostro studio ha evidenziato che, negli ultimi decenni, il protossido di azoto è aumentato del 20% rispetto ai livelli preindustriali. La ragione principale dell'aumento è il crescente utilizzo di fertilizzanti azotati nella produzione alimentare in tutto il mondo". Il contributo della ricercatrice Cnr-Ismar, specialista della modellistica numerica dei cicli biogeochimici, è stato quello di fornire le stime sulle fonti di protossido di azoto rilasciate dall'oceano per lo studio corrente. "Finora, le emissioni di N2O dall'oceano hanno rappresentato una grande incertezza", prosegue Landolfi. "Con l'ausilio di un nuovo modello del sistema terrestre globale (Esm), in uso presso il nostro Istituto, siamo stati in grado di stimare meglio le emissioni da parte dell'oceano, individuando con maggiore precisione i fattori che ne influenzano la produzione e le emissioni".